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Francisca Aguirre: Ninnananna dello scarto / Nana del desperdicio. La poesia che ci salva (13).

In questo momento così difficile di isolamento necessario e forzato, di perdita di identità di gruppo, proviamo almeno virtualmente a mantenere insieme la nostra piccola comunità offrendo contenuti nuovi e significativi dal nostro grande archivio. Tutta la “famiglia” di Casa della poesia (poeti, operatori culturali, amici, lettori, appassionati e la redazione di Potlatch) si stringe in un abbraccio virtuale che trova nella poesia una forma di resistenza, di riflessione, di consolazione, d’amore, di aiuto, di lotta e di speranza. Dall’eremo di Casa della poesia, in questa rubrica “la poesia che ci salva”, non poteva mancare un nostro grande amore Francisca Aguirre, scomparsa purtroppo lo scorso anno. La poesia scelta (potete come al solito ascoltarla nella lettura dell’autrice) è “Ninna nanna dello scarto/ Nana del desperdicio”. La traduzione di Raffaella Marzano è parte del libro “Paesaggi di carta” (Multimedia Edizioni, 2012) e la foto di copertina è di Salvatore Marrazzo. Augurandoci di venir fuori presto da questo incubo, invitiamo come farebbe Izet Sarajlić a stare insieme, uniti e a passeggiare almeno in una poesia. Prosegue l’impegno di Casa della poesia e di Potlatch per una cultura libera e condivisa.

https://www.potlatch.it/wp-content/uploads/2020/03/Nana-del-desperdicio-de-Francisca-Aguirre-128kbit_AAC.mp3
Francisca Aguirre
Ninnananna dello scarto

 

Non so bene come spiegarvi
cosa significhi essere uno scarto,
perché la cosa grave di questa storia
è che nessuno conosce realmente
quello che, in modo strano e molto precipitoso,
definiamo scarto.Le
In casi come questo il battesimo è serio,
perché, senza rendercene conto,
senza neanche soffermarci sulla sua importanza,
abbiamo considerato, frettolosi,
in modo banale e poco delicato,
che quello che arraffavano le nostre mani,
quello, così difficile da catalogare,
così strano, così assurdo,
che a malapena osiamo nominarlo,
quello, esattamente quello,
era un di più nel nostro spazio.
Forse si tratta di un residuo di qualcosa:
uno scarto, propriamente detto.
Ma quel resto, «quel quella cosa»,
ci risultava così vicino,
così dolorosamente nostro,
così carico di stupori e paure,
così simile ad un piccolo animale domestico
che aguzza le orecchie per sentire se lo chiamano,
se improvvisamente lo chiamiamo,
al nostro lato?
Perché certo in noi
esiste un lato che ne ha bisogno?
Ma quello scarto,
«quel quella cosa»
non abbiamo finito per metterlo da parte?
Allora, perché questa preoccupazione per la banalità?
Viene dalla musica,
viene dal ritmo del nostro scarto.
«Quel quella cosa» canta,
possiede la melodia delle cose minime,
la canzone dei resti.
Non ricordi che «quel quella cosa»
fu sorprendente?
«Quel quella cosa» dice:
non prescindere da me, non abbandonarmi.
Anche la vita può essere uno scarto.

 

Traduzione: Raffaella Marzano


Francisca Aguirre
Nana del desperdicio

 

No sé muy bien cómo explicarles
lo que resulta ser un desperdicio,
porque lo grave de esta historia
es que nadie conoce realmente
eso que, de forma extraña y muy precipitada,
denominamos desperdicio.
En estos casos el bautizo es serio
porque, sin darnos cuenta,
sin reparar siquiera en su importancia,
hemos considerado, apresurados,
de manera trivial y poco delicada,
que aquello que asían nuestras manos,
aquello, de tan difícil catalogación,
tan raro, tan absurdo,
que apenas si nos atrevíamos a nombrarlo,
eso, precisamente eso,
sobraba en nuestro espacio.
Tal vez fuera un residuo de algo:
un desperdicio, propiamente dicho.
Pero aquel resto, «aquel aquello»,
nos resultaba tan cercano,
tan dolorosamente nuestro,
tan cargado de asombros y temores,
tan parecido a un pequeño animal doméstico
que aguza las orejas para oír si lo llaman,
por si de pronto lo llamamos
¿a nuestro lado?
Porque desde luego en nosotros
¿existe un lado que lo necesita?
Pero aquel desperdicio,
«aquel aquello»
¿no habíamos quedado en arrumbarlo?
Entonces, ¿a qué viene esta preocupación por lo trivial?
Viene de la música,
viene del ritmo de nuestro desperdicio.
«Aquel aquello» canta,
tiene la melodía de las cosas mínimas,
la canción de los restos.
¿No recuerdas que «aquel aquello»
fue asombroso?
«Aquel aquello» dice:
no prescindas de mí, no me abandones.
La vida puede ser también un desperdicio.

 

Francisca Aguirre

 

Leggi di più su Francisca Aguirre

Mar 31, 2020Sergio Iagulli
Agneta Falk: Mano / HandGenny Lim: Esilio / Exile
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Sergio Iagulli

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11 months ago La poesia che ci salvaFrancisca Aguirre, La poesia che ci salva, poesia spagnola del Novecento316
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